Una squadra sempre più granitica: proprio come le montagne che la identificano. Dolomiti Bellunesi: non è solo una denominazione. È un marchio d’identità per una squadra che ha incassato una sola rete negli ultimi quattro confronti. Una rete, peraltro, figlia di una giocata d’alta scuola, come la rovesciata sfoderata Santuari nel recupero di Levico.
Ebbene sì, i dolomitici hanno chiuso la porta. E stanno risalendo grazie alla loro solidità: una caratteristica perfettamente rispecchiata da Alberto Tibolla, uno dei punti fermi nello scacchiere di mister Lauria. «Dopo la sconfitta di Levico – afferma il centrocampista – era necessario portare a casa i tre punti contro il San Martino Speme. E ci siamo riusciti. Abbiamo giocato la partita che dovevamo giocare, senza rischiare troppo. E va bene così».
I veronesi, piegati col punteggio di 1-0, hanno avuto una chance per pareggiare, ma Masut (schierato titolare a distanza di un mese esatto dall’ultima apparizione) si è fatto trovare prontissimo: «Ci siamo un po’ abbassati nella ripresa – prosegue Tibolla – avremmo dovuto proseguire sulla stessa linea della prima frazione. Però ci sta: nonostante la classifica, il San Martino Speme è una buona squadra». Tre sfide in otto giorni. E il bilancio è ampiamente in attivo: «Sarebbe stato fondamentale ottenere almeno un pomeriggio in Trentino, ma ci teniamo stretti i sei punti ottenuti».
La SSD Dolomiti Bellunesi sa soffrire, stringere i denti, compattarsi a seconda del momento: «Abbiamo lavorato tanto nel periodo natalizio – conclude “Tibo” – e il Covid non ci ha di certo agevolato. Poi sono emersi alcuni acciacchi. In ogni caso, come ama ripetere il mister, l’importante è tenere duro in questi frangenti. E, in attesa che rientrino tutti, rimanere attaccati alle prime».
Foto di Giuseppe De Zanet