C’è una SSD Dolomiti Bellunesi che scende fisicamente e concretamente sul rettangolo verde. Ma ce n’è pure un’altra, che lavora dietro le quinte: al monitor di un pc o sugli spalti di uno stadio. E ha un’importanza di assoluto rilievo: è la squadra dello Scouting. Guidata dal responsabile Stefano Macchi e nata a metà del 2022, sta portando avanti un percorso che ha già dato dei riscontri tangibili. Lo stesso Macchi traccia il punto della situazione.
Com’è cambiato e si è evoluto l’apparato dopo un anno e mezzo?
«Una discreta mole di lavoro era già stata condotta lo scorso anno. Ora iniziamo a toccare con mano qualche frutto: il processo si vede nel tempo, a medio e lungo termine. In ogni caso, l’apparato Scouting rappresenta un investimento, una risorsa per una società».
Da quante persone è composto il vostro gruppo?
«Da otto persone: io, Nicola Fornasier, Michele Tesini, Alessio Scavuzzo, Luca Leone, Alessandro Masi, Pasquale Ferraro e Carmine Apollaro».
Come vengono suddivisi compiti e ruoli?
«Copriamo dalla serie C alla Primavera 2, fino all’Eccellenza territoriale. La serie D ci porta ad avere moltissimi feedback su parecchi campionati. Ci dividiamo un paio di tornei a testa e seguiamo sia le gare dal vivo, sia a video, sfruttando la piattaforma Wyscout».
Qual è il vostro metodo di lavoro?
«Nella prima parte di stagione, da agosto a dicembre, puntiamo sulla “quantità”, attraverso una serie di relazioni di giocatori e squadre. Nella seconda, da gennaio fino a primavera inoltrata, e dopo aver monitorato ampiamente le varie competizioni, cerchiamo invece la “qualità”. E, di conseguenza, si procede alla scrematura per trovare il calciatore potenzialmente da Dolomiti Bellunesi».
Si parla molto di intelligenza artificiale: può essere efficace, in questo settore, se utilizzata in maniera adeguata?
«Nonostante il sottoscritto arrivi dalla vecchia scuola con carta e penna, penso che alcune “informazioni preziose” sui calciatori possano aiutare. Tuttavia, rispetto alle partite che monitoriamo, i dati specifici sono incompleti e quindi vanno presi in esame fino a un certo punto. Se poi la ricerca coinvolge un atleta per una squadra di A e B o all’estero, allora gli algoritmi e i numeri possono far progredire la ricerca istantanea. Ad ogni modo, preferisco sempre raggiungere il campo e vedere con i miei occhi l’atleta in questione».
Che tipo di caratteristiche deve avere il giocatore del domani?
«Alto, biondo e occhi celesti. Scherzi a parte, la caratteristica principale deve essere la duttilità: in diverse partite vediamo i difensori centrali diventare registi e agire addirittura qualche metro più avanti, o i terzini fare gli attaccanti. Oppure, un calciatore inizia la partita in un ruolo e, prima del fischio di chiusura, cambia tre posizioni».