Ampliare e arricchire un Centro sportivo, come quello di Sedico, significa rafforzare il presente e guardare al futuro. Significa credere nei valori dello sport. Valori che vanno ben al di là di una vittoria o una sconfitta, di classifiche e di statistiche.
Significa avere ambizione, inutile nasconderlo. Ma soprattutto un occhio di riguardo per la crescita dei giovani, ai quali vanno, però, vanno date opportunità e spazi adeguati, in cui possano imparare, divertirsi e condividere una passione. Eccola qui, la parola magica: “condivisione”. Anzi, “inclusione”.
Perché gli spazi sorti nell’area di Sedico intendono accogliere chiunque veda lo sport, e il calcio in particolare, come la chiave per lo sviluppo di un intero territorio e delle nuove generazioni. A credere fortemente in tutto ciò è la SSD Dolomiti Bellunesi, l’intera provincia, il Comune di Sedico. E ovviamente il Coni, che all’inaugurazione dei nuovi campi in erba sintetica (uno omologato per gare di serie D, uno per il settore giovanile, uno da calciotto con blocco spogliatoi e palestra), era rappresentato dal numero uno dello sport italiano: il presidente del Coni, Giovanni Malagò. «È incredibile e straordinaria questa partecipazione pubblico-privato: da “case history” – ha commentato Malagò -. Una partecipazione che ha permesso di fare arrivare dei fondi, determinanti per dare vita a queste opere. È qualcosa che da altre parti non ho mai visto o riscontrato: qui siete stati davvero bravi. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti».
Il progetto, però, è ad ampio respiro. E si è sviluppato solo per una parte: la prima. Perché la società guidata dal presidente Paolo De Cian, facendo leva sulle competenze di un dirigente come Claudio Fant, punta a dare vita anche a con una club house, a un centro medico e, in generale, a una vera e propria “cittadella dello sport”, in grado di ospitare un centinaio fra atleti e dirigenti con le loro famiglie: «Sono sicuro che ce la farete a realizzare questo sogno – ha concluso Malagò -. Il nuovo Centro sportivo diventerà un punto di forza per il territorio». Anche Dario Bond, guida del Comitato paritetico per il Fondo dei Comuni Confinanti, non nasconde la sua fiducia: «Questo progetto giungerà a compimento. Sapete perché? Perché ce lo meritiamo».
Foto di Giuseppe De Zanet