La prestazione della SSD Dolomiti Bellunesi a Legnago ha un significato particolare. Perché il progetto relativo allo sviluppo della prima squadra, fin dall’inizio, è stato fortemente indirizzato allo sviluppo di un gruppo giovane, nel quale la personalità dovrebbe essere un tratto distintivo e surrogare l’esperienza: «Consapevoli del tempo necessario per supportare un progetto di questo tipo, contro la capolista crediamo di avere avuto un altro importante segnale rispetto al fatto che il percorso seguito è quello giusto».
La squadra ha tenuto egregiamente il campo e, dopo l’inizio lanciato dei padroni di casa, non ha più concesso nulla a Rocco e compagni. In più, la rete dell’1-1, al secondo minuto di recupero, porta la firma di un diciannovenne come Giuseppe Faraon. E, nel finale di partita, in campo c’era una formazione con un’età media di 21 anni (21,2 per essere precisi). Il più “vecchio” sul rettangolo verde era Filippo Artioli. E viene quasi da sorridere ad abbinare questo aggettivo al “diez”, che ha spento 25 candeline meno di due mesi fa.
Sotto i vent’anni pure Virvilas, la solita sicurezza in porta, Arcopinto, entrato a gara in corso, e Sina, alla seconda presenza consecutiva in prima squadra. Nel complesso, erano sei i fuoriquota sulla scacchiera, nel momento topico del match. E fra chi ha superato l’età da “Under”, Conti e Alex Cossalter – tanto per citare due nomi – hanno offerto una prova di altissimo profilo.
Insomma, i giovani di spessore non mancano nella rosa dolomitica. E la conferma è arrivata proprio nell’esame più difficile: contro la squadra più forte del girone, in trasferta e per di più sotto di un gol.
Il semaforo è verde con la linea verde.