Notti magiche. Inseguendo un gol, come cantavano nell’estate del 1990? Oppure evitandolo. E Luca Carraro ne ha evitati ben due: a Treviso, in occasione dei rigori che hanno scritto l’epilogo del primo turno di Coppa Italia. Il portierone della SSD Dolomiti Bellunesi, infatti, ha abbassato la saracinesca e neutralizzato i tiri dal dischetto di Posocco, uno dei tre ex di turno. E di Grosu, mentre Buratto ha spedito alto il quinto e ultimo penalty: allo stadio “Tenni”, è la compagine di Nicola Zanini a festeggiare il passaggio del turno (2-3 il punteggio da consegnare agli archivi).
IMPRONTA – Nessun dubbio. Sulla qualificazione ai trentaduesimi di finale è indelebile l’impronta del ventenne numero 1, originario di Mirano: «È stata una partita impegnativa, contro un avversario di alto livello – ha affermato, nel post partita del “Tenni”, l’estremo difensore cresciuto nel settore giovanile del Montebelluna -. Era importante un confronto di questo tipo per capire a che punto siamo a una settimana dall’inizio del campionato. Al di là dei rigori, in cui una volta puoi vincere e una puoi perdere, le risposte sono state indubbiamente positive».
PIACEVOLE COSTANTE – I tempi regolamentari si erano chiusi senza reti. E lo “zero” alla casella dei gol incassati sta diventando una piacevole costante nell’estate dolomitica. E di Carraro, in particolare: «È un aspetto che fa bene all’intera squadra, non solo alla difesa. Dobbiamo continuare a seguire questa strada». Luca, di suo, ci ha messo lo zampino, anzi, le manone, al momento opportuno: «Ci vuole anche un po’ di buona sorte. La realtà è che sono stato fortunato».
ORA IL CAMPIONATO – Dopo aver chiuso la la felicissima parentesi di Coppa Italia, la SSD Dolomiti Bellunesi guarda già oltre. In particolare, al confronto che aprirà il girone C di serie D, in calendario domenica 8 settembre contro la Luparense di Cristiano Masitto: «Ci troveremo subito di fronte una grande formazione, che peraltro sul mercato si è rafforzata molto. Non vediamo l’ora di iniziare: sarà un bel campionato. E noi siamo pronti».
Foto di Giuseppe De Zanet