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Ci sono persone che non finiscono nei tabellini, che non firmano gol o parate decisive. Ma, senza di loro, il calcio non sarebbe lo stesso. Persone come Roberto Bonan: addetto agli arbitri. E molto di più. Uno di quei volti che raccontano una storia sportiva lunga oltre quarant’anni, percorsa sui campi di provincia e del Veneto, vissuta tra i ragazzi cresciuti con il pallone tra i piedi e i direttori di gara, accolti sempre con cura e rispetto. 

Il destino ha voluto che, a poche ore dall’esordio interno della Dolomiti Bellunesi in Serie C, Roberto ci lasciasse. Non vedrà la sua squadra sul rettangolo verde contro il Novara, ma chiunque abbia vissuto insieme a lui questa avventura sa che la sua presenza resterà incisa nel tempo: invisibile, ma costante.

Avrebbe compiuto 69 anni a fine settembre ed era un riferimento del calcio feltrino. Prima guardalinee del Ripa Pedavena, poi instancabile factotum. Ha scalato tutte le categorie, fino a festeggiare con orgoglio una vittoria, o meglio, un sogno diventato realtà: la Serie C. Era felice, emozionato, commosso. Ed è così che vogliamo ricordarlo.

In questo momento di dolore, la società si stringe attorno alla famiglia di Roberto. E, proprio nel ricordo della sua dedizione e della sua passione, trova la forza per affrontare compatta il nuovo cammino nei professionisti. Perché certi uomini non se ne vanno mai davvero: restano nei gesti, nei sorrisi, nei valori seminati. E in quel pollice rigorosamente all’insù.