Simone Corbanese e Sandra Sommariva, i due capitani delle prime squadre legate alla SSD Dolomiti Bellunesi si raccontano a cuore aperto. Tra curiosità, aneddoti, sorrisi. E parecchi aspetti in comune: nel modo di vivere il calcio. E, in fondo, anche la vita.
Il dono più bello ricevuto a Natale? E quello realizzato?
Sandra: «Con molti sacrifici, ho ricevuto e mi sono regalata tutto ciò che, per anni, ho desiderato e sognato».
Simone: «L’aver trascorso il Natale in famiglia è stato il miglior regalo: non avrei desiderato nient’altro. Nel mio piccolo, invece, cerco di donare momenti di gioia».
Nella letterina al Babbo vestito di rosso, quali sono state le tue richieste?
Sandra: «La salute dei miei familiari e delle persone che mi stanno a cuore».
Simone: «Solo le cose essenziali».
Panettone o pandoro?
Sandra: «Pandoro».
Simone: «Pandoro».
Sopra al tavolo, durante le festività, non può mai mancare…?
Sandra: «Una bottiglia di vino per festeggiare al meglio».
Simone: «Le lasagne e un buon vino».
E in tv?
Sandra: «Il film “Mamma ho perso l’aereo”».
Simone: «Le serie e i documentari sportivi».
Cosa pensi del calcio femminile?
Sandra: «Ritengo che in Italia sia ancora troppo sottovalutato. Non gli viene attribuita la giusta importanza: negli ultimi anni qualcosa si è mosso, ma non basta».
Simone: «È un movimento che sta prendendo campo, c’è più interesse rispetto a qualche anno fa. E ne sono felice perché lo sport, qualsiasi sport, è una scuola di vita e di relazioni».
E maschile?
Sandra: «Tuttora lo seguo e mi appassiona, però girano troppi soldi. Non esiste più l’attaccamento alla maglia, tranne alcune eccezioni. Ed è davvero triste. Altre discipline meriterebbero più spazio e maggiori investimenti».
Simone: «È in continua evoluzione, come se fosse un’azienda da curare a 360 gradi, in ogni piccolo aspetto. Ma non dimentichiamo mai che il calcio è soprattutto divertimento».
Che capitano sei?
Sandra: «Equilibrato, tranquillo, ma all’occorrenza so essere intransigente e severa».
Simone: «Silenzioso, a volte troppo buono. Cerco di indicare la strada, anche se tendo a parlare poco».
Il giorno più bello della tua vita?
Sandra: «L’8 dicembre 2016, quando è nata la mia cuginetta Lisa. Una grande emozione»,
Simone: «È legato alla nascita di mio figlio».
Cosa ti fa felice?
Sandra: «L’affetto dei miei familiari».
Simone: «La mia famiglia, gli amici. E, in generale, la buona compagnia».
Il gesto che ti ha reso più orgogliosa/o su un rettangolo verde?
Sandra: «Aver “regalato” la possibilità di calciare i rigori alle mie compagne più piccoline e a quelle che segnano meno. È capitato diverse volte e alcune ragazze mi ringraziano tuttora».
Simone: «Non un gesto in particolare, mi riempie d’orgoglio ricevere parole di stima da avversari e dal pubblico».
E quello di cui ti sei vergognata/o?
Sandra: «In una gara contro il Gordige, il pubblico mi ha presa di mira con insulti gratuiti. Ho reagito e dato un calcio alla rete, sotto i tifosi avversari: il risultato? Cartellino rosso e due giornate di squalifica. Ho sbagliato a cedere alle provocazioni».
Simone: «Una vivace discussione con un mio allenatore del passato. Poi ci siamo subito chiariti».
Il gol che racconterai ai nipotini.
Sandra: «In Supercoppa, mi arriva una palla alta a centrocampo: qualche secondo prima avevo visto il portiere fuori dai pali. Così ho tirato al volo e la sfera è andata a infilarsi a palombella sotto l’incrocio. Ancora adesso mi chiedo come ho fatto».
Simone: «Il gol dell’ex, a Sacile, dopo aver sbagliato un rigore».
La prima cosa che fai al mattino?
Sandra: «Accendo la macchinetta e bevo un caffè».
Simone: «Leggo qualche notizia».
E l’ultima alla sera?
Sandra: «Dieci minuti di tv. Non di più, perché poi crollo…».
Simone: «Addormentare Leo e leggere».
Un sogno ricorrente?
Sandra: «Mi capita di vedermi su un prato, tra qualche anno, a giocare a calcio insieme ai miei figli».
Simone: «Non ne ho uno in particolare».
La fonte d’ispirazione?
Sandra: «Alessandro Del Piero. Un vero numero 10, una bandiera della Juventus, una persona umilissima, partita da zero».
Simone: «Pippo Inzaghi per la sua vena realizzativa. Un attaccante che riusciva a essere sempre nel posto giusto e al momento giusto».
Da 1 a 10 quanto contano: classifica generale e dei marcatori, stima dei compagni e degli avversari?
Sandra: «9 e 8; 10 e 9».
Simone: «10 e 9; 10 e 7».
Un augurio all’altro capitano?
Sandra: «Auguro a Simone di giocare per molti anni ancora. Di deliziarci con i suoi gol. E di continuare a fare la storia del calcio bellunese più di quanto non l’abbia già fatta».
Simone: «Da parte mia e di tutta la nostra squadra, auguro a Sandra e al gruppo delle dolomitiche di vivere un’annata felice e un campionato ricco di soddisfazioni».