Il lento, ma progressivo ritorno alla normalità: la SSD Dolomiti Bellunesi prosegue nel suo percorso allo stadio di Sedico, dove il gruppo a disposizione dello staff tecnico inizia ad assumere proporzioni più rassicuranti, dopo lo scoppio dei contagi. Staff che è guidato da mister Renato Lauria e in cui una figura di rilievo – a maggior ragione nella fase attuale – è quella del preparatore atletico. Ovvero, di Nicola Carazzai. Il quale traccia il punto della situazione, a 36 giorni dall’ultima sfida ufficiale (contro lo Spinea, il 22 dicembre). E a 10 dal prossimo confronto, in calendario il 6 febbraio con la Luparense. Sì, perché anche domenica 30 gennaio non si gioca: il rinvio della trasferta di Levico Terme è ufficiale. «Stiamo cercando di mantenere uno standard qualitativo elevato in termini di allenamenti – argomenta Carazzai -. In particolare per quanto riguarda i calciatori che hanno potuto raggiungere il campo. In questo senso, abbiamo cercato di lasciare invariati i principi che portiamo avanti nelle settimane tipo. Ora come ora ci vogliono elasticità, capacità di adattarsi. E di far fronte agli imprevisti».
Quanto è difficile gestire due gruppi distinti? Uno che lavora sul campo, l’altro a distanza?
«Molto, inutile nasconderlo. Ed è complicato pure per i ragazzi che non sono in isolamento: un conto è allenarsi in venti, un altro è farlo in dieci. Come non è semplice per noi dello staff programmare il lavoro. A coloro che non possono muoversi da casa, inviamo determinati esercizi e direttive per limitare il più possibile i danni di questo stop forzato: se, da un lato, i pesi consentono di mantenere il tono muscolare, dall’altro è pressoché impossibile conservare una buona condizione atletica. Chi ne è in possesso, utilizza il tapis-roulant, ma il rettangolo verde è un’altra cosa».
Oltre che il fisico, è necessario allenare pure la mente?
«Sì, non c’è dubbio. Quando a un giocatore togli la partita della domenica, togli anche la passione. Gli stimoli e le motivazioni sono come l’ossigeno. Detto questo, i ragazzi sono comunque impeccabili: l’impegno non è mai mancato, anzi».
Ci sono consigli particolari da elargire, ora che l’orizzonte è spoglio di sfide ufficiali?
«Dobbiamo lavorare sulla quantità e sull’intensità. Tornando alla settimana tipo, lo sforzo più rilevante viene profuso in partita: sono i 90 minuti di una gara il miglior allenamento. In mancanza di questo, cerchiamo di sopperire con la mole di lavoro fisico. Senza trascurare la palla, nonostante i numeri ridotti. Poi è evidente che replicare le situazioni di un match risulta più complesso, ma cerchiamo di avvicinarci il più possibile».
Come si regolerà lo staff tecnico nel momento in cui tutti i calciatori torneranno a disposizione?
«È fondamentale che chi si è sempre allenato stia bene e non abbia problemi o contrattempi, perché all’inizio dovrà sopperire alla condizione non ottimale di chi è rimasto fermo. Di conseguenza, le prime sedute saranno di gestione e monitoraggio. Servirà una certa gradualità, prima di riprendere a pieno margine. Non possiamo avere troppa fretta o rischiamo di andare incontro a infortuni: saremo sul filo del rasoio, è inevitabile»
Foto di Giuseppe De Zanet